AOSTA – Parte in bicicletta per l’Africa e si ritrova a Capo Nord. Diciassette mila chilometri per diciassette Paesi, attraversati tutti sulle due ruote, dal 30 gennaio al 30 ottobre. Nove mesi esatti, come una gestazione prima della rinascita. Daniele Vallet di Charvensod, psicologo, già noto per essere l’ideatore del progetto “Boudza-tè”, autore di quattro libri, classe 1974, ha lasciato il posto fisso in Regione per inseguire la libertà e i suoi ideali: “Mens sana in corpore sano”. La mobilità sostenibile è uno dei suoi obiettivi e con l’ultima avventura realizzata, spinta da un progetto umanitario per il Congo, dimostra che rinunciare all’automobile non è impossibile, fa bene alla Terra e fa bene a se stessi. Il suo viaggio è la testimonianza che tutte le strade possono essere attraversate in sella ad una bici. Basta crederci.“Andare al lavoro in bicicletta e prendere 20 minuti o mezz’ora la mattina è niente se si può girare per mesi con questo mezzo di trasporto. Quei 20 minuti ci fanno del bene. Se piove sai che poco dopo sei in un ufficio, a casa o in un posto che conosci, dove ti asciughi. Io ho vissuto dei giorni in cui pioveva spesso e lì era difficile: avevo solo la mia bici e la mia tenda”.
Cosa ti ha spinto a salire sulla bicicletta e a pedalare per così tanti chilometri?
“La spinta è stato il mio progetto “Velòafrica”, nato anni fa con la collaborazione di una suora congolese di Lubumbashi dove sono stato per una serie di attività con una Ong. All’epoca chiesi alla suora se potevo mandare del denaro da usare per l’acquisto di biciclette…
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